Chiara, assistenza domicilio a Milano

I punti forti di Chiara

Studiando Scienze dell'Educazione ho imparato a rapportarmi alle realtà più bisognose e finora con successo. Insieme alla purezza dei bambini e alla devozione degli animali, mi trasmette molto anche aiutare chi bambino sta tornando: perché in fondo l'anzianità è un po' un ritorno all'infanzia; si è più fragili, sempre meno indipendenti e più irrazionali e impulsivi. Certo, con la grossa differenza che la vita è già stata vissuta e il candore privo di preconcetti infantile, spesso lascia il posto ai pregiudizi di chi il mondo ha avuto modo di conoscerlo. Nel suo ultimo periodo, mi sono occupata di mia nonna, passando con lei tutte le sere per diverse ore, lasciando andare in pausa la badante, e mi rasserenava entrare in sintonia con lei, con cui avevo sempre mantenuto un certo distacco atipico tra nonna e nipote. In quelle sere lei mi raccontava dei suoi grandi amori, della sua giovinezza un po' vanesia, dei ricordi di ogni tipo che ci teneva a far riaffiorare, spesso li ripeteva, magari sempre uguali, magari con qualche sfaccettatura in più. Ed era una gioia abbandonarmi a quei racconti, di chi ha paura di non poterne avere altri, di chi vorrebbe andare avanti a raccontarli e raccontarne sempre di nuovi, di chi lotta davvero con la vita. Era una gioia malinconica, ma così onesta ed innocente, e così trascorrevamo le sere spulciando tra le vecchie fotografie e i vecchi fantocci. Certo, poi c'erano le serate più difficili, dove era in odio con il mondo o si piangeva addosso, ma a fine serata riuscivamo a trovare un compromesso di serenità, perché io ero lì per ascoltarla. L'ho poi seguita in ospedale, quando ha perso ogni capacità comunicativa, biascicava parole scomposte e mai sensate, dimagriva e lentamente si allontanava dalla vita. Andavo trovarla e le parlavo un sacco, perché se ancora aveva l'istinto di provare a dire qualcosa, per me significava che qualcosa poteva anche capire. Le raccontavo le mie giornate e le cose che l'avrebbero fatta ridere, cercavo di idratarla con un gel fatto apposta e le tenevo la mano, carezzandole i capelli, cercando di farmi percepire quanto più possibile al suo fianco. Serena. Anche assistendo a quella agonia. E lei mi percepiva, perché non appena mi allontanavo improvvisamente apriva gli occhi, sbarrandoli, muovendo indistintamente qualche arto. E in quel momento il cuore mi si riempiva di affetto.
Ho raccontato questa esperienza privata perché non ho mai avuto esperienze con anziani che non conoscessi, ma sono sicura di avere buone capacità empatiche, in grado di non renderla una carenza. Alla fine è proprio questa la ragione per cui ho scelto la mia facoltà: voler essere accanto agli indifesi.